L’ultima Thule (canzoni di notte non ce ne saranno più)

Alla fine non so mica ce la faccio a scrivere una recensione vera sull’ultimo album del guccio.
Perdonatemi, son fatto male, ma già il fatto che abbia annunciato che è l’ultimo è una di quelle robe che se ci pensi ti rovinano la giornata.
Per lo meno a me, che con le sue canzoni ci sono praticamente cresciuto.
Comunque, l’ho ascoltato un po’ di volte, come si confà, e mi sono fatto un opinione di massima che adesso vengo a riportare.
Innanzitutto non voglio fare quello che dice che i primi dischi sono i migliori e tutto il resto è fuffa, ma se devo dirla tutta al momento viene quasi da dire che è così.
Mi spiego: in tutti i dischi di Guccini ho sempre trovato almeno una canzone che, già dal primo ascolto, m’è entrata nel cuore e nel cervello. In alcuni dischi quelle canzoni sono anche più di una. Ciascuno poi ha gusti diversi e le canzoni che più piacciono a me possono essere diverse da quelle che piacciono agli altri. Per esempio “il vecchio e il bambino”‘ che è una delle sue più note e apprezzate, a me non piace per niente. La trovo poco spontanea ed eccessivamente retorica.
Invece per me uno dei suoi capolavori è “gli amici”, che non rientra certo nell’elenco delle sue più note. Anche se quella che preferisco in assoluto è forse “canzone quasi d’amore”. Ma questo è un altro discorso.
Tutto questo per dire, senza divagare oltre, che ne “L’ultima Thule” finora questa canzone, quella che appena sento le prime tre note mi viene in mente tutta e me la canticchio ed è tutto un fiorir d’emozioni (volevo scriverlo da anni) non l’ho ancora trovata.
Probabilmente è solo un mio problema, nel senso che forse avverto semplicemente il fatto che questo disco non può parlare direttamente a me come invece facevano gli altri.
“L’ultima Thule” è l’ultimo disco di Guccini. Quello in cui si fanno un po’ di conti col passato, si fruga nei ricordi, sempre più personali e lontani, ma non si vede uno slancio verso il futuro. È un epitaffio intriso di malinconia e probabilmente proprio per questo è un disco che a me parla molto meno che gli altri.
Insomma, la colpa ovviamente è anche mia, che probabilmente evidentemente avevo aspettative diverse.
Non sto dicendo che non mi piace, attenzione. Sto dicendo che non mi prende come vorrei, e questo forse è anche peggio. È un disco bello (magari non bellissimo, ma non sta a me giudicare), che però a me trasmette meno di molti altri, ma per un motivo molto semplice: che non lo vuole fare. Come forse è giusto che sia.
Poi magari tra qualche anno lo riascolterò e troverò quello che non sto trovando oggi. Perché il bello delle canzoni di Guccini è anche questo. Non tutte arrivano al primo ascolto, ma soprattutto alcune arrivano quando vogliono loro. Anzi non è sono loro a dover arrivare. Loro sono già lì, pronte, in attesa che tu sia pronto per capirle.

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