Settimana dura anzichenò – il ritorno del nemico

Devo dire che sono arrivato a poco prima della partita di domenica un po’ depresso. Alla fine del primo tempo ero un po’ confortato, aiutato anche da pensieri tipo: “ecco, vedi che se quando crossi e in mezzo all’area c’è qualcuno disposto a prenderla possono anche succedere cose piacevoli”, e poi a fine partita mi sono ritrovato depresso come prima.

E’ ovvio che perdere due partite su tre, e pareggiarne una in cui si era andati in doppio vantaggio, aiuta a coltivare un umore scuretto, per cui mi punge vaghezza di rispolverare alcune vecchie tradizioni di questo blog e stilare una lista di quelli che, a stagione ormai abbondantemente iniziata, sono è probabilmente saranno i miei nemici:

Il primo, forse è pure il più ovvio, è Rade Krunic. Per carità, in un certo qual senso gli voglio anche bene, è sempre stato il più scarso della cumpa, almeno coi piedi (cosa invero non irrilevante, dato il mestiere che ha deciso di fare), ma è anche sempre stato stato quello che dove lo mettevi stava, se doveva entrare a partita in corso a far legna, entrava e faceva legna, davanti, dietro, in mezzo, a far legna e distribuire (e raccogliere) mazzate.
Diverso però è il discorso se da jolly tappabuchi diventa titolare, con anche compiti di regia, cosa per cui la conformazione dei suoi piedi (in pratica è un mancino puro, ma con due piedi destri), non è adatta.
E qui arriva il secondo nome: Stefano Pioli.
Mi trovo in difficoltà a nominare pure lui come nemico, in fondo è l’uomo del miracolo, quello che ha guidato i ragazzi alla vittoria dello scudetto. Ma, diciamolo, la sensazione che il suo ciclo sia concluso, che meglio di quanto ha già fatto non si possa fare, ce l’abbiamo un po’ tutti.
Non sono un fautore del #pioliout. Cacciarlo adesso, senza avere un Guardiola nel taschino (ma anche avendolo, cosa potrebbe fare con una squadra che non ha costruito lui?), secondo me sarebbe un errore. Anche perché, nonostante la terribile settimana appena conclusa, in campionato siamo a solo 3 punti dalla prima, e in Champions la situazione è difficile, ma non irrecuperabile (qualcuno potrebbe obiettare che proprio perché ancora nulla è perduto, forse conviene cambiare adesso prima che sia troppo tardi).
Certo, il nostro dovrebbe dare sfoggio di una duttilità che finora sembra un po’ essergli mancata. Rinunciare magari a qualche suo pupillo (io, per esempio, non capisco perché continui a preferire Krunic a Adlì, che non sarà Pirlo ma almeno ha già dimostrato di saper distinguere il piede destro da quello sinistro), sforzarsi di capire che non si può affrontare il PSG con lo stesso modulo di gioco con cui si affronta (senza offesa per nessuno) il Bologna.
Sempre che, come ventilano alcuni, non ci sia dietro un problema più serio nei rapporti tra Pioli e lo spogliatoio. Se i giocatori non lo seguono più, o peggio alcuni giocano contro di lui, allora il problema è molto più serio e più urgente, e si tratta di decidere se mandare viea lui o mandare via mezza squadra, nella migliore delle ipotesi.
E qui veniamo al nemico numero uno: uno spettro si aggira per l’Europa, ma in particolare su Milanello. E’ il fantasma di Antonio Conte. Quello del “siete voi la mafia del calcio”. Quello del gol di Muntari.
Ecco, qui lo dico e qui (non) lo nego. Se, come purtroppo anche molti cosiddetti milanisti invocano, dovesse essere lui il successore di Pioli, in corso di stagione o a giugno è indifferente, la mia voglia di seguire la squadra, guardare le partite, pagare mensilmente DAZN e NOW TV, subirebbe un netto tracollo.
Sarà anche un allenatore vincente (in Europa molto meno che in campionato), ma Conte è il contrario del Milanismo, sia di quello vecchio stampo, Casciavit, che di quello moderno.
Ho già dovuto sopportare, non accettare né apprezzare, un anno con Bonucci capitano. Conte allenatore del Milan, dovesse anche vincere tutto, sarebbe più forte di me.

Detto questo, in vista dei prossimi impegni, Forza Milan, e a culo tutto il resto.

2 pensieri su “Settimana dura anzichenò – il ritorno del nemico

  1. Conosco la storia di uno che per fare dispetto alla moglie si tagliò i coglioni.
    Si chiama volersi male.
    Un milanista che vuol sostituire Pioli non vuole bene al Milan. Uno che negli ultimi anni ha portato a casa uno scudetto (per non parlare della Champions dell’anno scorso) merita rispetto (fa anche rima).
    Almeno fino a gennaio, quando sarà il momento dei bilanci. E di tirare fuori le palanche per rafforzare l’attacco. Nei prossimi mesi incontreremo squadre abbordabili (Monza, Udinese, Frosinone, Lecce, Salernitana, Sassuolo, Empoli) e spendendo il giusto si può tornare in cima.
    P.S. Palanche a Bologna si dice baiocchi, a Milano dané, nel veneto schei…

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