Un solo derby lungo come un incubo.

Non è stato un derby, è stato un massacro. Inutile girarci intorno.
Ed è inutile girare intorno al fatto che non si è trattata di una partita isolata. E’ stato un massacro che dura da 5 partite consecutive.
Quelli di sabato sono stati il 9° e il 10° tempo della stessa lunghissima, interminabile e tragica (per noi) partita, iniziata a gennaio e conclusa a settembre (per fortuna non ci saranno altri derby nel 2023) con un risultato talmente negativo che difficilmente riesco a immaginare di peggio: 12-1.
18 GENNAIO: MILAN-INTER 0-3
5 FEBBRAIO: INTER-MILAN 1-0
10 MAGGIO: MILAN-INTER 0-2
16 MAGGIO: INTER-MILAN 1-0
16 SETTEMBRE: INTER-MILAN 5-1
Per segnare un gol all’Inter ci abbiamo messo 4 partite e mezzo.
Nel frattempo ne abbiamo incassati 9, per poi prenderne altri 3 dopo aver segnato.
Di fatto, peraltro, tutte le partite hanno avuto lo stesso copione, con l’Inter che ci lasciava arrivare fino al limite dell’area, a gingillarci col nostro sterile possesso palla, difendendo forte sull’uomo più pericoloso (Leao), per poi infilarci in velocità. Lo stesso copione, variando solo i protagonisti nell’ultima partita, senza che nulla cambiasse e senza che Pioli riuscisse a trovare un’alternativa.

Fallimento di Pioli?
Direi proprio di sì. E’ evidente.
Ed è evidente che le colpe non sono solo sue, mica ci va lui in campo. Ma è lui che manda in campo la squadra, è lui che dice ai giocatori che cosa dovrebbero fare, ed è lui che in 5 partite non è riuscito mai a trovare una contromisura, o a pensare di cambiare qualcosa nel suo gioco.

Viene da pensare alcune cose:
Viene da pensare che Pioli avrebbe dovuto fare quello che ha fatto Spalletti, andarsene dopo la vittoria del campionato, andarsene da vincente, e che la presunzione di aprire un ciclo lo abbia malconsigliato a restare.
Viene da pensare che la semifinale di Champions, raggiunta con un giusto mix di merito e di fortuna, abbia contribuito ad alimentare questa presunzione.
Viene da pensare, e qui scatta il momento dietrologia, che forse Maldini sia stato cacciato in malo modo proprio per aver capito questa cosa e aver tentato di correre ai ripari.
Viene da pensare anche che in fondo, ma su questo è presto per esprimere giudizi, la cessione di Tonali abbia portato benefici solo dal punto di vista economico, anche se questa potrebbe essere una bocciatura dei nuovi acquisti un po’ ingenerosa e soprattutto prematura, solo alla quarta partita della nuova stagione.

Sospensione del giudizio, ma non per sempre.
Diciamo che nonostante tutto, è meglio mantenere una certa sospensione del giudizio su questa nuova era milanista post-Maldini.
Ho sospeso il giudizio quando, dopo il frizzantissimo mercato estivo e dopo le prime tre facili vittorie, sembrava andare tutto bene. Mi pare giusto tenerlo sospeso ora, dopo una batosta che rende, per vari motivi, piuttosto difficile essere obiettivi e sereni.
Ma questo derby, ahimè, uguale a quelli precedenti se non peggiore, è un segnale che non deve essere sottovalutato.

PioliOut?
Credo che un cambio tecnico fatalmente dovrà arrivare, spero non in maniera traumatica, se non nel corso di questa stagione (non credo nei cambi di allenatore in corsa, a meno che non servano per tentare di salvare il salvabile e spero che non ci troviamo in una situazione del genere)(anche perché di piccoli geni o salvatori della patria non ne vedo così tanti in giro), almeno in vista della prossima.
Il che significa fatalmente che, se Pioli non ha un qualche tipo di folgorazione che trasformi questa squadra in una invincibile armata, cosa che per ora non è, questa sarà l’ennesima annata di transizione, in cui potrebbero arrivare anche delle soddisfazioni estemporanee, ma ci toccherà guardare altri che sollevano coppe e trofei (sperando, ma temo invano, che non si tratti degli odiati cugini).

Detto questo:
Detto questo, già domani abbiamo già un’altra partita di quelle che potrebbero pesare un po’ su tutto quello che ho appena scritto, in particolare riguardo ai giudizi sospesi ed all’opportunità di fare o meno cambi traumatici.
Non è tempo di avere paura, è tempo di alzare la testa e combattere. Per cui chiudo col consueto saluto:
Forza Milan e a culo tutto il resto.

A prescindere, forza Milan, e a culo tutto il resto.

Cominciamo dalla fine e non ne parliamo più:
Nel disastro totale (per noi, ovviamente), non vorrei venisse trascurato il disastro compiuto dall’uomo che indossava (viene da pensare, per caso) la maglia gialla.
(Già li sento, i cugini, eh ma Krunic, oh ma Krunic, il rosso a Krunic, Krunic qua, Krunic là, etc.).
(Vincono, meritatamente, ma il vizio di piangere non se lo tolgono mai).
Posso dire che l’arbitraggio è stato del tutto inadeguato? Posso e lo faccio.
(Eh ma Krunic ha dato un pugno a Bastoni, Krunic brutto e cattivo)
In un contesto in cui una delle due squadre era molto più carica e molto meglio messa sul campo, sia fisicamente che mentalmente, a quella stessa squadra è stato consentito di giocare sistematicamente di sciabola, in particolare sul povero Brahim Diaz, nella quasi completa impunità.
(Ma Krunic andava espulso, fustigato sulla pubblica piazza e crocifisso in sala mensa).
Togliamoci il dente: Krunic andava espulso? Sì. Ha dato un pugno al povero piccolo Bastoni, vittima innocente della cattiveria gratuita dello straniero cattivo? Sì.
Si stavano strattonando, ma anche se in nessun modo (a meno che Krunic non sia il successore della scuola di Hokuto) un colpo del genere potrebbe provocare in un atleta in forma gli effetti devastanti che sembrava avere subito Bastoni appena prima di rialzarsi come per miracolo, il gesto di Krunic era da rosso ed espulsione.
L’arbitro non l’ha visto, botta di culo per noi in una serata tutta storta, e il VAR neppure, come non hanno visto molte altre cose. L’altra botta di culo che abbiamo avuto, e qui finiscono, è il fatto che il VAR abbia visto la simulazione di Lautaro, annullando un rigore inesistente che l’arbitro invece aveva fischiato. Peccato che se era simulazione Lautaro avrebbe dovuto prendersi il giallo tolto a Kjaer. E a proposito di giallo, Dumfries ne avrebbe meritato almeno uno per la gomitata in faccia a coso, quello piccolo, talmente piccolo che l’arbitro non lo vedeva mai cadere ogni volta che lo hanno steso. Brahim Diaz.
Detto questo, non è stato il pessimo arbitro a condizionare la partita. E’ stato il pessimo Milan, fuori dal gioco fisicamente e, soprattutto, mentalmente per quasi tutta la partita.

Qui casca l’asino (dove l’asino siamo noi).
La fortuna decisamente non ci ha baciato, dato che all’infortunio di Leao si è presto aggiunto quello di Bennacer (che, peraltro, a finito la stagione).
Ma anche parlare di sfortuna non aiuta a giustificare la partitaccia di ieri. L’abbiamo giocata male, malissimo nel primo tempo e solo un po’ meglio nel secondo, tutto il resto fa da contorno.
Credo di averlo scritto già altre volte (eufemismo), questo Milan è una squadra che porta a casa risultati solo se gioca bene, non benino, bene, e tutto fila come deve filare. Solo se tutti sono concentrati e sul pezzo, come è giusto che sia se rappresenti Milano (non come quelli là, nati dopo e nati male).
I cugini sulla carta (e anche sul campo, come hanno dimostrato in tutti i derby di questa stagione) sono più forti. Come sono più forti il Napoli e il Tottenham, che abbiamo eliminato prima di loro.
Con Napoli e Tottenham però abbiamo giocato bene, nessuno ha sbagliato niente e l’abbiamo portata a casa meritatamente.
Ieri invece no. Punto.
Loro sono stati, oltre che più bravi, più convinti, quello che invece avremmo dovuto essere noi, per coltivare la speranza di batterli.
Invece ieri siamo entrati in campo preparati male, sia mentalmente che tatticamente, ed alla prima occasione abbiamo preso un gol idiota (perchè non si può definire diversamente lo schieramento della nostra difesa su quel calcio d’angolo) che ha smontato subito anche la minima convinzione di potercela fare. E poi ne abbiamo preso subito un altro, se possibile anche più idiota del primo, e abbiamo rischiato di prendere il terzo, almeno due volte, solo nel primo tempo.
Nel secondo tempo loro hanno cercato un po’ più di gestire la partita, e anche grazie a noi ci sono riusciti piuttosto bene, dato che se non fosse per Maignan avremmo preso anche il terzo mentre noi, pur provandoci un po’ di più, abbiamo raccattato solo un palo e un paio di tiri, per lo più da fuori e fuori dallo specchio.

La speranza è l’ultima a morire.
Il fatto che abbiamo preso solo due gol ci dà qualche residua speranza perché si configura come una specie di miracolo.
Ma la speranza va coltivata. Detto che senza Leao il nostro attacco è praticamente nullo, e si spera quindi che martedì sia in campo in buone condizioni, occorrerà una partita completamente diversa per tentare di ribaltare la situazione. Dovremo soprattutto partire subito forte per sparigliare le carte.
(Nel frattempo, en passant per dirla come direbbe Giroud, dobbiamo anche battere lo Spezia sabato, nel solito orario di merda. Dobbiamo non è un verbo usato a caso).
Detto questo, abbiamo già fatto dei miracoli quest’anno, sappiamo che si possono fare, per cui forza Milan, sempre. E a culo tutto il resto.

Roma – Milan: 1-1 (ma prima una breve storia triste) (più triste della partita)

La breve storia triste:
Sabato 29 maggio, ore 12,00, si apre la vendita per Milan-Inter, semifinale di Champions League, per i possessori di carte cuore rossonero (per gli amici, CRN).
Ore 12,00 in punto, entro nel sito del Milan, faccio il login, entro nella biglietteria, e:
Impossibile aprire la pagina.
Passano circa 10 minuti di vari tentativi e finalmente la pagina si apre:

Non demordo, che vuoi che sia un’oretta di attesa.
Ne passano due:

Poi tre.
Quattro.
Cinque.
Alle 17,37, finalmente, è il mio turno:

TUTTO ESAURITO.
SOLD OUT. NEMMENO UN POSTICINO, NIENTE, KAPUTT.

In realtà le voci che fosse tutto sold out giravano già dalle tre del pomeriggio, ma ho voluto arrivare comunque fino in fondo e vedere coi miei occhi.
Vabbè, la vedrò in televisione.

Ora la partita:
Per citare il poeta nonché maestro:
A chi è triste di suo come un limone già adoperato
dà ancora più tristezza mangiar male..
.”
Partita inutile, come il titolo della canzone da cui ho preso la citazione, e triste come la canzone stessa, giocata dalla Roma in perfetto stile Mourinho, con l’apoteosi del piangi e fotti, indirizzata verso il più classico dei pareggi inutili e perfetta per uno 0-0 rovinato solo da due fiammate nel finale, che hanno regalato in pochi minuti emozioni forti e contrastanti che erano assolutamente mancate per quasi 100 minuti.

Chiudo con la classica semicitazione: Forza Milan, e a culo tutto il resto.

Inter – Milan: 1 – 0 (L’opossum è vivo e lotta con noi)


Primo tempo: la tattica dell’opossum.
Se il piano partita di Pioli era quello di confondere la seconda squadra di Milano fingendosi morti cercando poi di infilzarla alle spalle nel secondo tempo, direi che è riuscito solo in parte.
Fingersi morti alle volte aiuta, e devo dire che almeno fino al 35° sembrava pure che stesse funzionando.
Non ci voleva quel gol subito su palla inattiva.
Strano, non ne subiamo mai, e proprio quando non serve invece… (sì, se non fosse chiaro, questo è sarcasmo).
Quando punti a non prenderle e basta, a qualsiasi costo, anche rinunciando del tutto a giocare a calcio, prendere un gol tende a rovinarti, oltre che l’umore, il piano partita.

Secondo tempo: il risveglio dell’opossum.
Andata male la prima parte del piano, cerchi comunque di applicare la seconda: cambi la formazione e tenti il recupero, ma se ormai hai interiorizzato la parte dell’opossum, non puoi improvvisamente diventare una pantera, per cui attacchi come attaccherebbe un opossum (o voli come vola il tacchino, per citare il Maestro).
Che, comunque, è un miglioramento: siamo passati dallo zero totale in tutte le statistiche offensive a qualche tiro (4), anche se ahimè nessuno veramente nello specchio della porta.
In ogni caso una sconfitta meritata e, è dura ammetterlo, ineluttabile, giunta alla fine di una partita approcciata male e giocata male.

Ora, siccome resto un inguaribile ottimista cerco di trovare quel poco di buono che c’è nella partita di ieri, in ordine sparso:
– Non abbiamo preso l’imbarcata che tutti in qualche modo si aspettavano. Certo, abbiamo perso, e nel derby fa sempre e comunque male, non solo per i tre punti, ma dopo aver preso 13 gol in 4 partite di campionato, riuscire a prenderne solo uno contro i cugini è quasi una boccata d’aria fresca. Magrissima consolazione che non cambia le cose.
– Thiaw: è entrato, ha retto l’impatto fisico con Lukaku, ha fatto vedere delle belle cose, mi è piaciuto. Mi chiedo perché non possa giocare di più. Ma soprattutto, questo significa che quelli nuovi non sono tutti così scarsi e che si potrebbe provare a farli giocare di più.
– Tatarusanu: un paio di parate, un uscita, cose da portiere. Certo, ha anche preso un gol, ma questa volta non certo per colpa sua. Continuo a pensare che sarebbe meglio provare qualche alternativa in porta, ma ieri sera almeno è sembrato un portiere.
– L’ultima mezzora: almeno abbiamo provato a giocarcela. Ma in maniera ancora una volta inconcludente. Tocca comunque aggrapparsi a quella scintilla, a quelle due azioni partite dai piedi di Leao e concluse con due tiri, sperando che siano l’inizio del risveglio da questo misterioso letargo.

Finita la parte dell’ottimismo, tocca essere crudamente realistici:
In questo momento siamo fuori dalla zona Champions e i segnali che ci fanno sperare di poterci rientrare sembrano ridotti ad un fievole lumicino. Occorre capire in fretta cos’è successo e, soprattutto, occorre tentare di rimediare al volo. Finora non è andata bene.
Nelle prossime due partite di campionato affronteremo Torino e Monza, due squadre (non me ne vogliano i rispettivi tifosi) che sulla carta non dovrebbero impensierirci più di tanto.
Ma in questo momento lo fanno, perché nel tempo di uno schiocco di dita siamo passati dall’essere la squadra che tutti, chi più chi meno, temevano, a una squadra che ha paura di tutto e di tutti, soprattutto di sé stessa, e non abbiamo la minima idea di cosa fare per riprenderci.
La partita di Champions nemmeno la considero, è una variabile impazzita, in cui potremmo cavarcela e ritrovare improvvisamente un po’ di autostima come crollare definitivamente e morire di morte morta. E questo, forse, è l’aspetto peggiore di tutti. Il fatto di non sapere più neppure in cosa possiamo sperare.

Detto questo, concludo comunque col consueto Forza Milan, e a culo tutto il resto.

In attesa del derby di Coppa

Partiamo da un paio di considerazioni sul campionato.
Mancano 5 giornate, in teoria 15 punti complessivi se dovessimo miracolosamente vincerle tutte, e abbiamo 8 punti di vantaggio sulla quarta e, soprattutto, 13 sulla quinta. Per cui anche se non c’è ancora la certezza matematica, la qualificazione alla prossima Champions League è quasi assicurata.
L’obiettivo della stagione è quasi raggiunto e dovrebbe proprio succedere una catastrofe per perderlo.
Per cui la mia valutazione su questa stagione non può che essere ampiamente positiva.

Dal punto di vista formale siamo ancora primi, anche se la squadra che ci segue precedendoci ha a disposizione 18 punti, dato che ha il famoso recupero col Bologna (sempre che le vincano tutte).
Lo dico da inizio stagione, loro sono i favoriti, hanno una rosa più completa e, a questo punto, un calendario favorevole. Non mi stupirei se ala fine si portassero a casa il secondo scudetto consecutivo.
Però per come la vedo io i cugini, che pur partono avvantaggiati, non sono neppure loro la macchina da guerra che vorrebbero essere e potrebbero comunque fare qualche passo falso. L’importante è saperne approfittare.
In teoria la corsa è ancora aperta pure per il Napoli.

Noi guardiamo al futuro, e per il nostro futuro partire da due secondi posti di fila sarebbe comunque un gran bel partire.
Certo, vedersi lì in cima a questo punto del campionato e non farci un pensierino è impossibile, soprattutto per un tifoso. Ma in attesa di vedere come andrà a finire, teniamoci ben stretto quello che abbiamo.
E’ acclarato che abbiamo una ottima difesa, e un attacco migliorabile. Su questo bisognerà lavorare per il futuro di cui parlavo prima.

Ma parliamo di un futuro ancora più vicino: il derby di stasera.
Francamente non so cosa aspettarmi.
Quest’anno abbiamo avuto buoni risultati negli scontri diretti, e in generale contro le squadre che non piazzano il pullman davanti alla porta facciamo meno fatica a trovare il gol. Ma si tratta di uno scontro diretto, una partita da dentro o fuori e in questo caso l’approccio mentale fa tutta la differenza del mondo.
Si tratta quindi di tare una dimostrazione di maturità in una situazione cui molti dei nostri ragazzini si trovano, a questo livello, forse per la prima volta.
Sperando inoltre che nessuno si faccia distrarre troppo dalle notizie sulla possibile cessione della squadra.
Ci vuole l’atteggiamento giusto, e un po’ di culo, perché un singolo episodio può cambiare tutto.

Peraltro oggi iniziano anche i playoff di Eurolega.
Quindi partita dell’Olimpia alle 19,00. derby alle 21,00.
Diciamo che so come passare la serata.

No mercy

Inter – Milan: 1 – 2
Sarà una battuta trita e ritrita, ma i derby migliori sono quelli che vinci 6-0, o quelli che vinci senza alcun merito, magari su un rigore dubbio al 94°.
Ecco, questa volta il rigore non c’è, ma la spallata di Girout, che poi non è una spallata solo a Sanchez, ma a tutta la partita, i cuginastri ce e se la ricorderanno per un bel po’.

Eppure (come è facile essere sportivi quando si ha vinto) occorre ammettere che fino ad un certo punto, direi all’incirca fino all’ingresso in campo di Brahim Diaz, la partita l’hanno fatta solo loro, gli altri, ed è stato solo merito di un grande Maignan se non abbiamo preso l’imbarcata.

Loro sono una squadra decisamente più forte e più attrezzata per vincere lo scudetto, e lo vinceranno sicuramente.
Anche ieri, nonostante il risultato finale (ah, che disdetta!), sembravano tutti più in forma, più belli addirittura (come se la cosa contasse su un campo di calcio).
Basti pensare a come è cambiato il turcommerda Calhanoglu passando da una squadra di arrembanti, ma inesperti giovinastri cui avrebbe dovuto fare da guida, a una squadra di affermati campioni che aspettano solo di raccogliere premi e trofei.
Sono una squadra di predestinati. Basta pensare alla loro infermeria. Non si rompono mai, non si ammalano mai, non si fermano mai.
Sono la squadra del futuro.

Ma ieri sera l’hanno preso nel loro futuristico culo, e io godo fortissimo.

Schiacci un tasto ed esce il Porto dito

Milan- Porto: 1-1

Ancora una volta il Porto ha giocato molto meglio di noi, soprattutto nel primo tempo. Nel secondo tempo ci siamo ripresi e tutto sommato il pareggio è il risultato giusto.
Ancora una volta però abbiamo subito un gol dopo un fallo non fischiato su un nostro centrocampista.
Sta diventando una specie di abitudine e questo è un problema. Un problema che riguarda gli arbitri, certamente, ma soprattuto la squadra, che deve perdere l’abitudine malsana di fermarsi in attesa di un fischio che non arriverà facendosi infilzare come uno spiedo.
Possiamo dire che si tratta di una forma di ingenuità che a certi livelli non ci si può permettere.

A parte questo direi che, come ampiamente prevedibile, possiamo salutare la Champions di quest’anno, anche se l’aritmetica non ci condanna definitivamente. La speranza è che la salutiamo giocando due belle partite, per poi tornare a puntare sull’obiettivo di stagione, che è lo stesso dell’anno scorso. Qualificarci per giocare la prossima.

Ora testa al derby e forza Milan, sempre.

Milan-Inter: 0-3

Perdere contro la seconda squadra di Milano è una cosa che dà particolarmente fastidio. Non che ci siano sconfitte piacevoli, ovviamente, ma con loro è una cosa particolare. Sembra quasi contro natura.
L’unica squadra contro cui è ancora peggio è la Juvemerda.
Perdere contro l’Inter allenata da quel tipo lì, l’emblema del gobbo dentro, quello della partita del gol di Muntari, quello del “siete voi la mafia del calcio”, è come perdere contemporaneamente contro l’Intermerda e la Juvemerda. Insieme, una sopra l’altra, fuse in un mostro osceno.
Al di là della classifica, ed al di là del fatto che loro sono la squadra costruita per vincere tutto quest’anno e i prossimi.

Purtroppo la sconfitta è netta. Purtroppo non c’è molto da dire. Bravi loro, meno bravi noi.
Ora, dato che loro comunque sono quella cosa lì, bauscia fino al midollo, racconteranno di una partita in cui hanno avuto dominio assoluto per 110 minuti e avrebbero potuto vincere 47-0.
Non è andata esattamente così.
Certo, loro hanno vinto di 3 gol, riuscendo ad andare a segno al 5° minuto grazie anche a un nostro marchiano errore in difesa, ma dopo il primo quarto d’ora del primo tempo, in cu abbiamo risentito del gol preso troppo presto, la partita è stata molto più equilibrata di quel che dice il risultato. soprattutto negli ultimi dieci minuti prima dell’intervallo. Loro ci hanno fatto paura in contropiede, ma abbiamo avuto almeno due nette occasioni per pareggiare, sfumate per un soffio.
Nei primi 5 minuti del secondo tempo abbiamo avuto altre tre occasioni clamorose, sventate da altrettanti miracoli di Handanovic.
Il fatto che il tuo portiere sia stato il migliore in campo in una partita che hai vinto 3-0 la dice comunque lunga su come è andata realmente.
Hanno trovato altri due gol in contropiede, ma fino al gol dello 0-2 la partita s’è svolta sempre intorno alla loro area e nessuno si sarebbe stupito del pareggio.
Sono stati bravi a fare il loro gioco e a capitalizzare le occasioni. Onore al merito. Questo non mi priverà del piacere di mandare in posti poco piacevoli tutti gli interisti che mi rivolgeranno la parola nei prossimi giorni.

Quindi, la batosta c’è. è incontestabile, ma non sul piano del gioco. Anzi, ho visto pure dei segnali di ripresa. Però è evidente che non ci si può sempre e solo affidare agli estri di Ibra. Occorre trovare delle alternative, anche a livello di modulo, perché ormai è chiaro che, dopo un anno a mille all’ora, gli altri sanno fin troppo bene come giochiamo e come fermarci, per cui se non riesci ad andare al massimo son guai.

Incidentalmente, siamo ancora messi abbastanza bene per l’obiettivo di fine stagione, che è quello di entrare nei primi 4 posti, per cui affidiamoci a quei segnali di ripresa che abbiamo visto oggi in vista delle prossime partite. E fanculo alla capolista.